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Hai avviato un progetto di Inbound Marketing per la tua azienda? Allora forse può esserti utile capire quali KPI considerare. 

L’acronimo sta per Key Performance Indicators e fa riferimento a tutti i parametri che ti fanno capire in modo oggettivo se il tuo piano di marketing sta portando risultati. 

Scegliere a monte un sistema di misurazione ben collaudato è una conditio sine qua non per l’avvio di qualsiasi attività di marketing, specialmente online. Ecco perché Inbound Marketing e KPI vanno a braccetto tra loro.

Se ancora non ti sei deciso a prendere un po’ di tempo per scegliere quali e quanti parametri misurare, è arrivato anche per te il momento di analizzare i risultati.

Di indicatori, però, ce ne sono tanti. Quali sono davvero illuminanti e determinanti per il tuo business? Quali possono restituirti un quadro così chiaro da permetterti di condividere con i tuoi colleghi un report dettagliato e prendere delle decisioni con cognizione di causa?

I KPI più specifici dipendono senza dubbio dall’attività che svolge la tua azienda e dal mercato in cui opera, perciò sarai tu, che conosci il tuo business, a doverli selezionare.

Quello che possiamo dirti noi, però, è che ce ne sono alcuni di evergreen da considerare quando si parla di Inbound Marketing.

Attenzione: è consigliato prendere appunti! Sei già attrezzato con carta, penna, tablet, computer? Allora partiamo.

 

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1. Il tasso di conversione

Il tasso di conversione, in inglese conversion rate, indica quanto effettivamente la tua attività ha saputo attirare al sito dei visitatori che poi si sono trasformati in lead e successivamente in clienti. Più conversioni ottieni, più aumentano le vendite.

Alla luce di ciò, è bene specificare che sono due le metriche che possiamo considerare:

  • il contact conversion rate, relativo al numero di visitatori che sono diventati dei lead

  • Il customer conversion rate, che esprime invece la percentuale di contatti che si sono trasformati in clienti veri e propri

Non pensare, però, che l’unica percentuale importante sia quella relativa ai nuovi clienti. È importante avere sott’occhio il dettaglio delle performance in tutte le fasi del funnel, per capire dove si sono ottenute più conversioni e dove invece il processo si è smorzato o bloccato. Quando ci troviamo al principio del funnel (Top of the Funnel) la conversione può equivalere al download di un ebook o di un'infografica (per fare degli esempi), mentre più ci avviciniamo al Bottom of the Funnel verrà tradotta in richieste di preventivi, iscrizioni, acquisti veri e propri.

Sapere cosa non ha funzionato e dove si verificato l’inghippo ti permette di non buttare via l’intero progetto, ma di individuarne i punti deboli e quelli di forza, per poi agire di conseguenza.

 

2. Il tasso di click sulle Call To Action

Se un sito, gli articoli di un blog o una campagna email non stanno portando nuovi contatti, la spia di allarme deve accendersi subito. L’attenzione va dritta dritta alle Call To Action, il cuore pulsante della conversione.

Nell’Inbound Marketing la persuasione di un contenuto passa anche attraverso le CTA. Se, dopo aver analizzato i dati, noti che i risultati ottenuti non corrispondono agli obiettivi che ti eri posto, la prima cosa che puoi fare è proprio modificare il testo, lo stile o la posizione del bottone, per poi procedere con il caro vecchio A/B test. È fondamentale che le CTA siano perfettamente coerenti con il tipo di contenuto a cui si riferiscono, e quindi con il punto del funnel in cui si trova l’utente quando legge.

 

3. Il tasso di compilazione dei form di contatto

Questo punto vale soprattutto per le landing page. Inutile dirlo, nel momento in cui un utente compila un form, che sia per ottenere delle semplici informazioni o per chiedere un preventivo vero e proprio, sappiamo che la nostra attività ha avuto successo. Il tasso di compilazione di un form di contatto è e sarà sempre un importantissimo KPI.

Piccolo consiglio: i form di contatto rappresentano dei punti chiave da non sottovalutare. Per far sì che contribuiscano ad aumentare il tasso di conversione, è buona norma specificare quello che si deve aspettare l’utente una volta che compila il form.

Verrà ricontattato via mail entro 48 ore? Oppure via telefono entro 5 giorni lavorativi? Più informazioni diamo, più invogliamo la compilazione.

Infine, raccomandiamo di prestare molta attenzione al numero di campi: ti suggeriamo di mantenere solo quelli strettamente necessari e utili per la singola richiesta.

 

4. Le metriche dei post del blog

Gli articoli di un blog sono il cuore dell’Inbound Marketing. Sono lo spiraglio di spazio in cui un’azienda ha la possibilità di esprimersi e comunicare l’universo di valori e contenuti che le ruotano attorno, perseguendo dei precisi obiettivi di marketing.

Certo si può fare cultura anche attraverso un blog aziendale, ma solo se il tutto è finalizzato a migliorare le metriche relative agli articoli. Parliamo, ad esempio, del numero di click sulle Call To Action (che di certo conoscerai nel suo corrispondente in percentuale, il click through rate), il traffico generato ed il tempo medio trascorso sulla pagina. Quest’ultimo indicatore ci fa capire se, grazie al nostro contenuto, siamo davvero riusciti a farci leggere dall’inizio alla fine. Se queste metriche poi si traducono anche in un aumento del traffico verso il sito web istituzionale della tua azienda, hai fatto bingo! Ah, se ti interessa qui trovi 5 azioni indispensabili per aumentare le visite sul sito aziendale.

 

E come si misurano i KPI?

Una volta stabiliti i KPI da analizzare, dovrai prendere dimestichezza con i più comuni tool di analisi. Google Analytics, HubSpot, Google Adwords, Facebook Insights: scegli quali ti servono in base ai canali che hai deciso di utilizzare.

Ciascuno di questi tool diventerà il tuo braccio destro, il giusto assist per i tuoi investimenti, il passepartout necessario per scovare e interpretare tutti i KPI determinanti per la tua azienda.

 

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Di Michelangelo Cornacchia | luglio 26th , 2018 | Inbound Marketing, KPI

Michelangelo Cornacchia
Marketing Manager

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