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Una buona notizia le HR, le aziende possono sfruttare le logiche dei social media nei processi di formazione interna.

Già nel 2014, in media ci ritrovavamo a sbloccare il cellulare 9 volte all’ora: il messaggio su WhatsApp, il commento di un amico all’ultimo post pubblicato su Facebook, una menzione su Twitter, un nuovo follower su Instagram. Un mondo di notifiche.

Il dato, oltre a testimoniare che la distrazione è a portata di pollice, può dare il la ad una riflessione più ampia e interessante per i responsabili HR delle aziende: è possibile replicare l’assuefazione da social a beneficio dei processi di formazione e sviluppo delle Risorse Umane?

 

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Il concetto di social learning è vecchio di 40 anni e radica le sue origini nella teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura (Social Learning Theory, 1977) ma si è fortemente rinvigorito grazie diffusione dei social network.

 

Il peso dei Millennials

Le skills digitali diventano vecchie in 5 anni e nel 2025 il 75% della forza lavoro sarà composta da Millennials (A New Model for Corporate Learning).

 

I Training Manager devono implementare una strategia formativa che agevola l’apprendimento e l’aggiornamento continuo delle persone, compatibile con i ritmi aziendali e profittevole per il business.

 

Molti sembrano aver trovato la risposta nel social learning, cioè nell'applicazione di dinamiche tipiche dei social network all'interno dei processi di diffusione della conoscenza e sviluppo delle competenze interne.

 

Come testimonia una recente indagine di Brandon Hall Group, il 43% delle imprese europee ricorre a piattaforme collaborative e social tool per le proprie politiche di formazione interna

 

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Dal social network al social learning

La ricetta per un progetto di social learning è composta in quattro ingredienti principali:

 

  • il format è il micro learning, basato su informazioni compresse (come quelle di un post) che possono essere consultate da mobile, assimilate e utilizzate in tempi brevi
  • il contesto è informale, lontano dalle logiche docente-discente e decisamente più partecipativo
  • il contenuto è il video, sempre conciso, strutturato in playlist e fedele alle regole dello storytelling
  • il luogo, così come il momento di apprendimento, è flessibile, non ha confini geografici e non è legato ad un tempo definito

 

Partiamo da un breve incipit

Nel social learning la conoscenza è co-creata con i propri peers, che hanno l’opportunità di mettere skills ed esperienze, maturate all’interno o all’esterno della realtà aziendale, a disposizione della community in qualsiasi momento e con qualunque dispositivo

Le “spezie” con le quali condire un progetto di social learning, arricchire l’esperienza degli utenti e favorire l'engagement per raggiungere gli obiettivi formativi sono:

 

  • aggiornamenti, una vera bacheca personalizzata che, con la stessa magia algoritmica di Facebook, dia al discente la possibilità di imbattersi su contenuti che rientrano nella sua sfera d’interesse, dai quali attingere anche se al di fuori del proprio piano di competenze personale
  • following e followers, per fare in modo che le informazioni possano fluire senza intoppi anche tra colleghi che non si sono mai visti, appartenenti a sedi, funzioni e uffici differenti 
  • gruppi e sottogruppi tematici, sulla scia di quelli Linkedin, attraverso i quali scambiare informazioni sia in occasioni strutturate (es. webinar) che in maniera libera (es. forum)

 

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  • notifiche, relative alle tematiche previste nel piano di formazione del discente ma attivabili anche per gli altri argomenti di suo interesse 
  • rating, i “Mi piace” che definiscono i trending contents e che permettono di individuare le tematiche e le tipologie di contenuto più interessanti per la community
  • badge, per creare engagement “gamificando” l’esperienza degli utenti e premiandoli al raggiungimento di determinati obiettivi formativi


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Di Alessio Scalia | maggio 10th , 2017 | Human Resources

L'autore: Alessio Scalia

Alessio Scalia
Content Editor

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